Regista: James Kent, Charles Sturridge

Anno: 2019

Attori: Richard Gere, Helen, McCrory, Billy Howle

 

 

Il nostro Giudizio: BUONO

Recensione: Maria Giovanna

 

Chiunque di noi ha in famiglia un parente di cui si vergogna o che può definire la cosiddetta pecora nera. Alcune volte sono persone ingombranti e che ci fanno vergognare, ma se ad essere scomodo dovesse essere un padre? Ecco oggi la serie che vi propongo parla di un padre e di ciò che accade in quelle famiglie dove è presente un patrimonio, non solo monetario, che deve essere salvaguardato ad ogni costo. MotherFatherSon, scritta da Tom Rob Smith (lo stesso di American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace) ha come protagonisti Richard Gere, Helen McCrory e Billy Howle, e parla proprio delle di quello che un padre si aspetta dal proprio figlio che deve prendere le redini della sua ricchezza patrimoniale e di conoscenze.

Mette anche in luce le conseguenze che una persona deve affrontare nel momento in cui decide di passare un’intera esistenza a fuggire da sé stessi e dalle proprie debolezze e che cerca in tutti i modi, leciti e non, di fare in modo che queste non debbano essere viste da nessuno nemmeno dai propri cari.

Il protagonista è Max Finch (Richard Gere) ed è un cinico e spietato uomo d’affari americano. Le sue origini di affarista si fondano nel settore siderurgico ma ora si ritrova ad essere il magnate del settore delle comunicazioni e proprietario del National Reporter, una delle testate più importanti del Regno Unito. Un uomo che grazie o per colpa, questo deciderete voi guardando la serie, degli spietati insegnamenti paterni, è riuscito a costruirsi un impero di una potenza tale da essere in grado di influenzare la politica di interi Paesi. Il suo successo professionale è improntato su di un controllo maniacale e intransigente su sé stesso ma anche su u tutti coloro che hanno avuto modo di entrare in contatto con lui. Colui che pagherà le conseguenze di tutto ciò è il figlio Caden (Billy Howle), erede dell’attività di famiglia, totalmente inghiottito dalle aspettative del padre e vittima allo stesso tempo della classica maledizione di non essere come il proprio padre. Di importante rilievo è anche la figura della sua ex moglie Kathryn (Helen McCrory), tagliata completamente fuori da tutte le vicende familiari perché oppostasi ai piani a lungo termine del pater familias.

Accadrà un fatto inaspettato quando ci si ritroverà ad affrontare le nuove elezioni del primo ministro inglese, una vicissitudine che sconvolgerà un equilibrio già da tempo precario del triangolo familiare. Inoltre si intravede sullo sfondo di questo quadro una possibile indagine sui misfatti dell’impero dei Finch e che parrebbe di entità esplosiva.

Il regista decide di utilizzare una struttura ormai consolidata quella del family drama classico e il personaggio principale viene costruito seguendo un ordine ben stabilito. Si mettono in luce sia gli aspetti carismatici ma, allo stesso tempo, si intravedono le insicurezze che lo fanno relazionare con i suoi affetti senza però porlo al loro stesso livello.

La riuscita di questa serie si basa sulla formula che vede i figli prigionieri dei propri padri e che si ritrovano a dover effettuare un’unica scelta ossia: uccidere oppure essere uccisi. L’anello debole è la sceneggiatura perché tolto il grande lavoro per costruire il personaggio di Max, la storia del figlio è qualcosa di già visto e quasi scontato così come la rinascita di Kathryn che rimane comunque sempre dipendente da Max.

Nonostante tutto io consiglio la serie visto il cast stellare nonostante presenti le sue imperfezioni per quanto riguarda la sceneggiatura ma riesce ad introdurre tematiche politiche importanti e attuali come il populismo, il razzismo, la comunicazione terroristica, il tema LGBT e quello delle malattie mentali.

 

 

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Rating 3.50 (1 Vote)