Regista: Paolo Sorrentino

Produzione: (Sky plc, HBO, Canal +)

Anno: 2020

Attori: Jude Law, Silvio Orlando, John Malkovich

 

 

 

Il nostro Giudizio: Ottimo

Recensione: Maria Giovanna

 

 

Se non avete visto la prima stagione della serie di oggi c’è il rischio che vi possa far venire voglia di vedere sia la prima che la seconda serie di questo capolavoro tutto italiano. Stiamo parlando della seconda stagione magistralmente diretta dal regista Paolo Sorrentino, The New Pope.

Io la considero la migliore serie televisiva italiana di sempre che riesce ad imporsi a livello internazionale superando la prima stagione, The Young Pope. Questa seconda stagione possiamo considerala come la naturale evoluzione della prima, portando sullo schermo la crescita artistica del regista che riesce a prendere in giro quegli standard commerciali che sono presenti nel nostro panorama televisivo. La serie, infatti, ha degli alti canoni qualitativi che, sinceramente parlando, non si possono trovare in altre produzioni nazionali ma che rappresentano il marchio di fabbrica di Sorrentino. 

Ciò che colpisce nell’immediato lo spettatore è l’estetica delle sequenze che risultano spettacolari e talmente soddisfacenti che verrebbe voglia di catapultarsi all’interno della serie per poter apprezzare questa panoramica unica e rara. Come sempre Paolo Sorrentino ha scelto accuratamente le location per creare una coreografia singolare affiancato dal suo braccio destro della fotografia Luca Bigazzi che riesce ad interpretare alla perfezione le simmetrie del regista. Non possiamo tralasciare l’accuratezza e minuziosità di particolari presenti in ogni scena e che fanno pensare che ogni sequenza sia stata realmente girata all’interno del Vaticano, questo grazie all’impeccabile lavoro di Ludovica Ferrario. Un altro aspetto che non vediamo nelle serie televisive nostrane è l’utilizzo dei piani sequenza lunghi e del montaggio alternato delle diverse scene. Il regista utilizza anche un espediente già visto al cinema nel capolavoro del maestro Sergio Leone in C’era una volta in America per mostrare contemporaneamente ciò che sta accadendo a tutti i personaggi della serie. Lo squillo di un telefono che si ripete in modo rimbombante sotto la canzone di Leif Vollebekk, Tallahassee.

La serie racconta le vicende di due Papi e lo fa in modo anche un po’ provocatorio portando alcune persone a considerarlo blasfemo e scioccante in alcuni dei suoi aspetti. Dopo tutto troviamo un gruppo di suore che danzano attorno a croci al neon e i due Papi sembrano più preoccuparsi del loro aspetto, di valorizzare il loro stile anziché pensare al loro gregge come ci si aspetterebbe visto il ruolo che riscoprono. In realtà se analizziamo attentamente la serie, il regista ha voluto mettere in mostra il lato umano e le fragilità del Vaticano mettendoci anche dell’ironia.

In questa seconda stagione si punta molto di più sui dialoghi scritti sempre in maniere eccellente e impeccabile da Sorrentino e che ci permettono di conoscere il nuovo Papa, Giovanni Paolo III, interpretato da John Malkovich. I suoi monologhi sono la rappresentazione di un uomo “fragile come porcellana”, come lo definisce il suo maggiordomo, che porta dentro di sé la sofferenza di una umanità non vissuta come avrebbe voluto. Lui non vuole essere Papa proprio perché si sente insicuro e questa sua figura entra in contrapposizione con quella di Pio XIII, Jude Law, che invece bramava dalla voglia di diventare Papa.

Un grande personaggio che instilla sicurezza al nuovo Papa è il segretario di Stato Voiello, interpretato con grandiosità da Silvio Orlando. Questo personaggio è uno dei più riusciti della serie e rappresenta alla perfezione quella che è la visione che Sorrentino ha sulla vita, ossia comica e allo stesso tempo drammatica.

Vengono anche toccati temi di grande attualità come quello del terrorismo islamico, l’emancipazione delle suore ed anche gli scandali sessuali all’interno della Chiesa. Il regista riesce a regalarci un prodotto di eccezionale bellezza grazie al cast di attori scelto e ai suoi collaboratori che, dal mio punto di vista, va saputo interpretare nella giusta prospettiva.

 

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Rating 4.50 (2 Votes)