Autore: Selvaggia Lucarelli

Anno: 2018

Ed: Rizzoli

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Silvia Alonso

 

Ci sono amiche che vanno, amiche che vengono. Amicizie a pelle, che poi magari, delle volte, col tempo si rivelano dei veri “flop”, e altre più sottili, di lungo attecchimento.... capaci di dare i loro frutti a tempo debito. Delle inaspettate rivelazioni!

Un po’ come, leggendo “Casi umani”, avrete forse l’impressione che il retrogusto del pregiudizio che caratterizzava il dubbio amletico “leggerla o non leggerla?” si sciolga come neve al sole... e dunque, smentite presupposte antipatie epidermiche, potrete anche parlare di una specie di “amica ritrovata”. 

....Certo, a senso unico e sua insaputa, assentirete...già... perché quando si parla della Lucarelli, il problema è “uno nessuno centomila”. Tutti hanno più o meno presente il suo “Avatar” mediaticamente formattato nel ruolo della “Giurata”...A cui molti l’hanno, appunto, inevitabilmente giurata! 

Pochi però si spingono ad andare oltre al coro delle catodiche (e premeditate?) apparenze...per scoprire la vera Selvaggia che è in lei. 

Questo libro è proprio l’occasione giusta!

Rigorosamente da donna a donna. Spietatamente sessista, ma in senso inverso a quello celodurista (ormai inesorabilmente sul viale del tramonto, vista l’assodata crisi del maschio Alfa)... per darci delle sonore pacche sulla spalla, ridere insieme delle nostre, femminilissime fragilità (“siamo così, dolcemente complicate..”). Nella speranza che arrivi finalmente “quello giusto”, raccontarci che era solo un brutto sogno, e che insomma...Sì va bene ormai abbiamo anche capito “che il principe azzurro non esiste perché è “gay”... ma forse esiste anche una lontana speranza che, nel caso contrario, una volta sceso dal suo cavallo non ci accolga con un galante rutto libero? 

Adoro questa (breve ma molto esaudiente) galleria di casi umani. Prima di tutto perché è un monito a tutte noi (se errare è umano, perseverare diabolico...). Poi perché finalmente prende corpo una voce ironica, non la solita narrazione di colei che ha “corso col lupo” e oggi versa lacrime.

Infine, perché fa il verso alla secolare tradizione maschilista del “Catalogo delle donne”, di memoria ormai remota (retaggi di liceo classico mi suggeriscono che era iniziata dagli antichi Greci, prima della lista la mitica Elena di Troia: che già allora se non ti rassegnavi ad essere cornuta come Penelope passavi subito per zoccola!).

E, insomma. Mi verrebbe da stringerci amicizia sui social network, per raccontarle anche le mie di disavventure (“pre Mammaholic”, si intende!)...che ce ne sarebbero di esemplari da aggiungere alla lista....

Cara Selvaggia, consolati, non sei sola!

Divertente. Un must di questa fine estate.

 

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