Regista: Hirokazu Koreeda
Produzione: Giappone
Anno: 2017
Attori: Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Dko Maki
Il nostro giudizio: OTTIMO
Recensione: Marypollon
“Le persone sono come gli alimenti ... vanno lasciati in pentola a riposare perché rendano di piu'”.
I protagonisti di questo delizioso film giapponese, del regista Hirokazu Koreeda, presentato a Cannes quest'anno, sono i personaggi di un piccolo dramma famigliare, obbligati a convivere durante un tifone, che aspettano e per cui si preparano, cercando di rimettere a posto i tasselli della propria vita.
“Alla mia età più amici hai, a più funerali vai”
Il protagonista è Shinoda Ryota; un uomo che gira a vuoto e fatica a trovare il suo posto nel mondo e in quello di suo figlio; è infatti un ex scrittore, “scalcinato” nella vita privata.
La mamma lo paragona alla sua pianta di mandarino.
“Non ha mai fatto nè un fiore nè un frutto, ma io lo innaffio tutti i giorni. Assomiglia a te.”
Promessa non mantenuta della letteratura e giocatore d'azzardo senza più soldi e talento, separato dalla moglie, vede il figlio solo una volta al mese quando è in grado di pagare gli alimenti, si guadagna il pane spiando i segreti degli amanti e rivendendoli in stile Corona.
“Non so spiegare di cosa ti occupi a mio fratello
sono uno dei talenti che sbocciano tardi”
Sua la continua ricerca di denaro che spreca quasi subito nel gioco d'azzardo, da cui sembra essere dipendente, con ricordi di famiglia che sono proprietà privata da capitalizzare.
Cerca denaro anche nella casa della madre; sicuramente bella l'idea del nascondiglio dei soldi in una vecchia calza sul tetto di un armadio in cui pero' troverà solo un biglietto ironico con scritto:
“PECCATO! FIRMATO TUA SORELLA”
L'anziana coltiva il sogno borghese della villetta, ed è importante ancora una volta il tema della lotteria, grazie alla quale il nipote spera di poter riunire i genitori separati e la nonna (suo modello di tenacia) nella medesima agognata villetta.
Purtroppo non riuscirà a tornare con l'ex moglie.
La donna dipinge con i colori ad olio, non con quelli dell'acquerello - in cui non vedi più il vecchio disegno, ma non scompare del tutto.
“E TU COSA VUOI DIVENTARE DA GRANDE? CI SEI RIUSCITO?”
E’ questa la domanda che gli fa il figlio lo riporta alla sua incompiutezza
Ryota è un loser, soprattutto per la società giapponese, uno sconfitto che non contribuisce in alcun modo alla propria carriera personale né tanto meno alla società nonostante sognasse di fare il funzionario pubblico. Scoprirà che il padre che l'ha disprezzato da giovane in realtà l'ha sempre sostenuto.
Il tifone serve quindi per bloccare la fluttuazione malefica tra un passato ormai perduto e l'illusione di un futuro sognato .
Occorre saper vivere nel presente, dove è possibile crescere solo accettando di lasciare andare il passato.
Piccola nota dolce:
gli occhiali da vista utilizzati dall’interprete per il film sono quelli realmente appartenuti al genitore defunto del regista.
La cosa più apprezzabile della sceneggiatura è il tema del tentativo di rinascita dopo un periodo di incompletezza...
È come la storia della gravidanza dell'elefantessa ... ci vuole molto più tempo rispetto a quella di una gatta... ma il seme, lo sforzo, l'obiettivo, la tensione... ci vogliono sempre.
Il rischio non è tanto quello della mancanza del riconoscimento sociale... in questa società fluida .... ma quello del pericolo molto più grave di perdere sè stessi.
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