Regista: Bryan Singer
Produzione: Stati Uniti
Anno: 2018
Attori: Rami Malek, Lucy Boynton
Il nostro giudizio: OTTIMO
Recensione: Marypollon
Sfondare il tetto dello stadio di Wembley con un pugno … e se c’è il tetto non c’è, tanto meglio, sfonderemo il cielo! Fino ad arrivare in paradiso…”
Salito al numero uno dei mie film preferiti, (e sicuramente quello che ho visto più volte), per mie forti ragioni affettive, Bohemian Rhapsody, il biopic di Freddie Mercury ritengo difficilmente possa scontentare anche il fan piu’ accanito.
Dopo 27 anni di lavori preparatori, il film è uscito a fine novembre nelle sale italiane.
Si apre raccontando uno dei concerti che hanno cambiato la storia della musica , il Live Aid tenutosi il 13 luglio 1985 , in cui i Queen parteciparono con una scaletta che va da Radio Gaga a Bohemian Rhapsody, esibitisi di fronte ad una folla di 72mila persone , con 20 minuti di performance davanti ad uno stadio di Wembley di immenso amore dei fan per i Queen.
Il migliore film sui Queen mai realizzabile, che vede la mano (ed il cuore) di Bryan May e di Roger Taylor ovunque ; che rispetta la personalità ‘eccessiva’ del suo protagonista senza farne una caricatura, restando sempre all’interno del limite della liberta creativa piu assoluta ed appunto ‘regale’ , dagli outfit e vocalità vistosi, eccessivi, unici, iper-sensuali.
Rami Malek, di origine egiziana, ha realizzato una performance perfetta , adattissimo a rappresentare la parte “migrante” di Freddie ed assolutamente pronto per i prossimi Academy Awards.
I movimenti del viso di Freddie sono perfettamente replicati; la sua interpretazione è in grado di segnare il paesaggio mentale dell’artista, di cui ripropone con precisione assoluta le movenze.
Racconta perfettamente l’ esplosione del talento, il senso di famiglia costruita sulla base dell’arte, per comunione di percorso artistico , racconta di questa vita di fatto gigantesca in un corpo assolutamente fragile, e come sappiamo bene ammalatosi giovane.
Vengono enfatizzati i tratti della vita privata e le manifestazioni pubbliche, che collidono nel finale, che raccoglie la nuova storia d’amore ed il momento glorioso professionalmente del Live Aid.
Artista rivoluzionario, Freddie Mercury, che si pose l’ambizione di riscrivere tutta la storia del rock, e di diventare la continua evoluzione di sè stesso (mixando un cocktail di rock, opera, Shakespeare); ponendosi come obiettivo quello di evitare di ripetersi disco dopo disco (patto muto questo tra tutti i componenti del Gruppo).
Credo che tutti si interroghino su come sarebbe la sua vita ad oggi, se fosse ancora un 70 enne in vita, e se sarebbe felice di esserlo.
Desiderio di questo film di rappresentare la rivincita della vita sulla morte ed il desiderio di
“sfondare il tetto dello stadio di Wembley con un pugno … e se c’è il tetto non c’è, tanto meglio, sfonderemo il cielo! Fino ad arrivare in paradiso…” .
La musica rappresenta la condizione necessaria per la vita, oltre che un business lucrativo, e non è forse questo che ci fa identificare i veri artisti? La loro reazione di fronte all’impossibilità di esibirsi ancora?
Ogni fan conosce a menadito la biografia di Freddie e dei Queen, la band più classicamente istruita della storia; probabilmente, ergo, mi limito a segnalare quanto è stato minuziosamente rappresentato dal regista.
Personalmente ho adorato i dettagli delle immagini di Freddie con i suoi gatti, reale costante della sua vita, a cui dedicò anche la canzone Delilah , e la rappresentazione di case enormi, spesso poco abitate, minuziosamente arredate, grazie al continuo acquisto di capolavori provenienti dalle case d’aste e con il sottofondo dell’opera , l’eleganza degli arredi e dei tendaggi e la scelta dei quadri , gli specchi, i corridoi di mogano ed acero, il giardino giapponese…
Vediamo dunque come sono stati trattati i grandi temi della vita dell’artista.
Il più importante, ovvero la consapevolezza della malattia e della volontà di voler trascorrere il tempo residuo della propria vita facendo cio’ che più si ama.
Il tema dei Queen come vera famiglia per Mercury, a cui tornare dopo il periodo da solista – anche se è un falso storico ritenere che gli altri non avessero già, prima di lui, tentato l’avventura da solista. Interessanti le dinamiche di gruppo, assolutamente troppo intelligenti tutti i componenti per avere rancori stupidi, ma sempre in lotta artisticamente per i propri pezzi (I am in love with my car! Di Roger Taylor ad esempio…. O Another One Bites The Dust di Deacon).
Le tensioni “positive e costruttive” sono dettate a volte dal diverso stile di vita dei componenti (mogli, figli, o diverse carriere) dove Freddie paradossalmente si trovava a recitare il ruolo da mediatore , da “finta regina isterica”.
Il tema della trasgressione e dell’ambiguità sessuale, mitigata dalla storia d’amore eterosessuale con Mary Austin, amore che durerà oltre la morte essendo lei l’erede attuale della residenza principale di Freddie, a Garden Lodge, che io ho visitato e che rivisiterò a breve.
Un amore, quello con Mary, che nasce e si fortifica fino a diventare una proposta di matrimonio, che si infrangerà contro la bisessualità di Mercury , ma che si trasforma in un rapporto di totale fiducia e di vicinanza anche diciamo “abitativa” ad Holland Park.
Le relazioni omosessuali e la solitudine nella medesime , le feste di compleanno orgiastiche, le droghe e l’alcool, la forza e la sensibilità dentro la medesima persona, allo stesso tempo.
Il film individua un “eroe nero” nell’ex fidanzato presentato come eroe nero, vero antagonista, quando in realtà sappiamo che la vita sentimentale di Mercury fu piena di luci ed ombre, senza eroi neri, ma di certo con qualche inevitabile tradimento, dove per tradimenti se ne intendono di vario genere, non solo sessuale.
In realtà è noto come il suo assistente personale Jim Prenter avesse fatto un voltafaccia nei confronti di Prenter , licenziato, ma sempre ben pagato e “ospitato” nelle abitazioni , che si lasciò andare con rivelazioni alla stampa scadalistica su vita sessuale e uso di droga.
Il tema del periodo di pre-malattia, isolamento e fortissimi tensioni, esasperate per finalità di rappresentazione dal film, il voler evadere dalla vita album-tour-album-tour , il fatto di riuscire a strappare un ottimo contratto solista.
Il tema dell’incomprensibilità dell’arte: nessuno sa cosa significhi esattamente Bohemian Rhapsody e neppure nessuno lo deve sapere con esattezza, perchè l’arte vive, nutre e si sviluppa sull’interpretazione, non sull’essere una scienza esatta
Le difficoltà con manager (a cui dedicò la canzone Death on two legs) e giornalisti (a cui dedicò la canzone Scandal) ; questo è un punto debole del film, che d’altra parte non avrebbe potuto rappresentare tutto fedelmente.
I fans come me sanno bene quanto travagliati furono gli anni fino al 1973 e quante volte i membri della band pensassero in realtà di tornare alle vite per cui avevano studiato ( con relativo stipendio fisso) , tutti avevano infatti reali e consistenti possibilità di carriera in altri ambiti.
Rimasero squattrinati e sconosciuti per altri 3 anni , anni di contratti capestro e battaglie legali, fino addirittura al quarto (quarto! ) album; interessanti infatti le vicende relative al contratto capestro con cui venivano sostanzialmente privati da ogni diritto sul frutto delle loro opere
Un neo rispetto alla reale vicenda dei Queen: le difficoltà iniziali con i manager delle case discografiche sono davvero troppo semplificate, rispetto alla realtà. Fino al settembre 1975, un mese prima dell’uscita di Bohemian Rhapsody erano ancora sostanzialmente squattrinati e sconosciuti, in lotta per emergere ma senza certezze.
Le origini di Freddie:
Il passato è rappresentato dalla villetta dei genitori a Feltham, nel Middlesex, vicino all’aeroporto di Heathrow che pure compare nel film come posto di lavoro; il richiamo al non essere inglesi di origine (provenendo da Zanzibar), ma all’appartenere ad una famiglia assolutamente borghese nello stile e nei valori.
Trasferendosi a Londra, come si sa, i Bulsara ebbero vita meno agiata rispetto a quella condotta a Zanzibar, ma comunque benestante , sempre caratterizzata da valori zoroastriani (buone parole, buone opere, buone azioni)
Ho apprezzato il richiamo che il film fa a questi valori in chiusura, mentre Freddie presentava il fidanzato al padre prima del Live Aid.
Nella realtà i genitori furono vicini a Freddie, nonostante non potessero capire fino in fondo la vita del figlio (ricordo infatti che nella realtà non dichiaro’ mai a loro la sua omosessualità e presentò il fidanzato come giardiniere), Freddie fu alla fine cremato secondo rito zoroastriano, con le ceneri disperse da Mary Austin.
La simbologia: la rinascita della fenice indicata nel logo dei Queen (richiamo a patriottismo, eleganza, raffinatezza) venne ripresa dal San Peter’s College di Zanzibar, il cambiamento del nome da Bulsara a Mercury , che rappresenta lo stacco psicologico; dopo lo stacco fisico nell’infanzia, quando si stacco’ da casa per andare in collegio avendo la possibilità di acquisire un’istruzione di livello superiore.
I fan hanno sempre notato che, salvo iper-rarissimi accenni, mancano totalmente nell’opera di Freddy accenni alla cultura africana, asiatica…. Ovvero cenni alle sue reali origini geografici.
Presente nel film il legame con il contesto dei college universitari, tutti sappiamo appunto che i Queen furono la band in assoluto più colta, che poteva infatti vantare presenti un dottorato in astrofisica, (May) un ingegnere elettronico, (Deacon) un dentista (Taylor) e Freddie dagli studi d’arte approfonditi.
Non a caso ad un certo punto Freddie nel film dice che ha impedito a Brian una carriera scrivendo dotte dissertazioni che nessuno mai avrebbe letto….Freddie quindi il più trasgressivo, ma anche il colante che teneva tutti vicini.
Londra, la Londra della multiculturalita’ e della possibilità di espressione, inclusi il provarsi abiti e make up da Biba, dove Freddie incontra Mary Austin , la donna della sua vita … tutti sappiamo quanto Freddie amasse la moda e curasse il suo look…
Londra, il simbolo del fervore e delle multiformi possibilità di vita.
La nascita della canzone Bohemian Rhapsody, con le note ripetute sovraincisioni di Galileo (fatte da Roger, che ha una voce eccezionale).
Rappresenta dunque il duro lavoro, la tecnologia sperimentale, i molti soldi e le molte discussioni per imporre i propri pezzi e la propria visione/interpretazione dello stesso pezzo.
Il film si chiude con il LIVE AID, a favore delle popolazioni etiopi colpite dalla siccità ,che riunisce la band a determinate condizioni, anche di royaltyes, come una famiglia davvero riappacificata; con dunque i 20 minuti del 13 luglio 1986, la migliore esibizione mai fatta, un Juke Box Globale, che racchiude Hammer to fall, We will rock you, We are the Champions.
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