Regista: Christopher Nolan
Paese di Produzione: U.S.A. e U.K.
Anno: 2020
Attori: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, kenneth Bamagh
Il nostro giudizio: OTTIMO
Recensione: Alessia Priori
TENET
Dopo Inception e Interstellar, Cristopher Nolan ritorna in sala con un altro rompicapo incentrato sul tempo, arricchito da linguistica, letteratura, metafore e una buona dose di azione alla 007. Se il suo obbiettivo era creare una pellicola comprensibile a tutti e destinata ad un ampio range di spettatori, senza dubbio non ci è riuscito; tuttavia questo non è mai stato lo scopo di Nolan.
Non la solita spy story
Il nucleo della trama di Tenet è il tempo e la sua reversibilità: Il Protagonista (che altro nome non ha se non questo), interpretato da Jhon David Washington, è un agente operativo statunitense della CIA che viene incaricato di fermare la minaccia di una terza guerra mondiale. Per farlo però dovrà imparare a servirsi di una tecnologia proveniente dal futuro e controllata dal narcisista criminale russo Andrei Sator (Kenneth Barnagh), il quale si rivelerà giocare un ruolo fondamentale nella fine del mondo. La fabula rammenta quella di qualsiasi altra spy story americana, sopratutto se si aggiungono l’aiutante cinico e intelligente Neil (Robert Patinson) e la bionda e tosta Kat (Elizabeth Debicki), tuttavia, come qualsiasi altro film di Nolan, Tenet si dimostra essere un complesso puzzle dinamico, fatto di relazioni, contatti e tanta, tanta fisica. Infatti, la misteriosa tecnologia futura, nasce dal concetto di entropia in termodinamica, per poi svilupparsi nella più complessa meccanica quantistica.
Entropia e Tempo
L’entropia è l’unità di misura del disordine di un sistema. Si prenda come esempio una tazzina da caffè nella quale si versa un po’ di latte; per un breve istante questo rimarrà raccolto al centro della tazzina, per poi diffondersi in tutto il caffè. Dunque le molecole del latte si mescolano con quelle del caffè e il sistema della nostra tazzina presenta un maggiore disordine rispetto a quando al suo interno vi era solo l’amara bevanda. Nel vocabolario della termodinamica si può dire che la tazzina con soltanto il caffè ha un’entropia minore rispetto a quella del caffè macchiato, il che implica che dal caffè macchiato non si possa tornare indietro ad un semplice espresso. Infatti, come afferma in tre modi diversi il secondo principio della termodinamica, l’entropia è in continua crescita: non si può riscaldare del té che si è freddato senza accendere il microonde, ovvero senza emettere ulteriore calore nell’universo che aumenti a sua volta il disordine complessivo dello stesso. In tal modo l’entropia determina quella che viene chiamata “freccia del tempo”, ossia la direzione in cui normalmente percepiamo lo scorrere dei secondi. A causa di questa non possiamo riaggiustare un bicchiere frantumatosi in mille pezzi, né riportare la frittata allo stato di uova, né attrarre a sé una pallottola già sparata… O forse sì?
La freccia del tempo è un effetto dei nostri limiti percettivi, e questo non lo dimostra solo Nolan con la propria pellicola, ma anche un esperimento di Richard Feynman, uno dei più grandi fisici del novecento. In tale esperimento è possibile vedere un elettrone (particella negativa) e un fotone (particella della luce) che vengono liberati contemporaneamente; d’un tratto il fotone assorbe una particella che l’elettrone scaturisce poco tempo dopo. Tale particella è un positrone, ossia l’elettrone stesso che viaggia all’indietro nel tempo, almeno secondo la nostra impressione; infatti probabilmente dal punto di vista del positrone, siamo noi a viaggiare a ritroso, come dall’ottica del Protagonista, quando la sua entropia viene invertita, è l’intero mondo ad andare all’indietro, nuvole ed uccelli compresi.
Una pellicola palindroma
Tenet si basa interamente sul reverse motion; dal momento in cui si spengono le luci in sala, lo spettatore si trova davanti all’attacco all’opera di Kiev, il quale si svolge per alcuni attori avanti nel tempo, per altri al contrario. La confusione è tale che finché non arriva la scienziata interpretata da Clémence Poésy a spiegare al Protagonista il trucco dell’entropia invertita, il pubblico trova difficoltà a capire che alcune pallottole viaggino all’indietro. Da allora tutte le scene d’azione presentano un aspetto palindromo, ovvero reversibile : sembra quasi che si possano guardare in un verso, così come nell’altro; l’entropia si inverte e poi si rimette a posto di nuovo, per invertirsi ancora alla fine. Questo gioco d’azione di avanti-indietro-indietro-avanti si riflette nella misteriosa parola Tenet, affidata al protagonista come chiave della missione; Christopher Nolan ha preso questo oscuro vocabolo ,che in latino ha il significato di “Tieni” mentre in inglese si può tradurre con “principio”/“inizio”, dal quadrato di Sator, un’ iscrizione latina composta da cinque parole palindrome ( sator arepo tenet opera rotas) di cui ancora oggi si discute il significato. Poi, insoddisfatto dei riferimenti, ha dato al cattivo russo il cognome Sator, al falsario spagnolo il cognome Arepo, alla società del freeport di Oslo il nome Rotas e ha fatto iniziare il film proprio all’opera! A quanto pare il regista londinese con uno dei maggiori incassi nella storia del cinema non ha lasciato nulla al caso.
L’universo macchina
Entropia, uova che si rompono, positroni, iscrizioni latine e palindromi, se non ci avete capito nulla, non preoccupatevi, non siete gli unici. Tuttavia, come consiglia il regista stesso tramite la bocca dell’anonima scienziata, “Non tentare di comprenderlo, sentilo”. Infatti per godersi il film non è necessario avere una laurea, ma è sufficiente lasciarsi coinvolgere dai potenti effetti visivi, dalle scene di azione, dall’eccellente recitazione di Robert Pattinson e Kenneth Branagh e da quelle briciole di meravigliosi dialoghi dalle sfumature letterarie e filosofiche. Alla fine Tenet è il prodotto di cinque anni di duro lavoro, una vera e propria meditazione fisica-filosofica che porta in sé una chiara denuncia sociale: il mondo si sta consumando, noi stiamo consumando il mondo e in futuro potremmo voler tornare indietro, cancellare tutto, nella speranza di poter ricominciare da capo.
“Viviamo in un mondo crepuscolare”, così gli agenti della CIA assoldati nella missione Tenet si riconoscono fra di loro, con una citazione del poeta inglese Walter Whitman; dallo stesso e dalla medesima poesia estraggono la risposta “non ci sono amici al tramonto”, che al contrario del primo verso, si rivela falsa. Sì, viviamo in un universo al limite della sua esistenza e in continuo disfacimento, tuttavia non siamo soli, come non è solo il Protagonista. L’uomo non ha bisogno di tornare indietro e cancellare il proprio passato, anche perché sarebbe inutile dato che “è andata come è andata” e ciò che è accaduto si limiterebbe a ripetersi; ma ha bisogno di unire le forze con i suoi simili, di guardare al futuro e imparare ad accettare gli avvenimenti che non può controllare. La solidarietà umana dinanzi alla macchina dell’universo non è un’idea nuova, risale infatti al 1836, anno in cui il celebre poeta recanatese Giacomo Leopardi scrisse la Ginestra; tuttavia è oggi più che mai un concetto necessario per la vita comune e sociale, considerando soprattutto il periodo post-pandemia che stiamo affrontando.
Fra fisica, letteratura e filosofia, Cristopher Nolan sembra quasi sottolineare anche uno dei valori fondamentali della civiltà, la solidarietà, che si rivela necessaria per essere capaci di fidarsi dell’incomprensibile meccanismo dell’universo.