Regista: Yorgos Lanthimos
Anno: 2017
Produzione: Stati Uniti
Attori: Colin Farrell, Nicole Kidman
Recensione: Maria Giovanna
Il Nostro Giudizio: Ottimo
Per capire appieno questo film dobbiamo fare un salto nell’antica Grecia e per la precisione andiamo a rivivere la tragedia di Ifigenia in Aulide e Ifigenia in Tauride di Euripide.
Ifigenia era la figlia primogenita di Agamennone e di Clitennestra, lui offese la dea della caccia Artemide che pretese il sacrificio della figlia per poter far partire la flotta di Agamennone per Troia ma, mentre il sacerdote immergeva già il coltello nel petto di Ifigenia, l'altare venne circondato da una densa nebbia, e, quando questa si ritirò, invece del corpo insanguinato della giovinetta, si trovò sull'altare il corpo di una cerbiatta.
Ecco da qui il titolo del film di oggi, Il sacrificio del cervo sacro del regista greco Yorgos Lanthimos con protagonisti Colin Farrell, Nicole Kidman e Barry Keoghan.
Gli echi del primo sacrificio sono palpabili nel film del regista che però cambia ambientazione, infatti, ci troviamo negli Stati Uniti, in uno dei quartieri più residenziali di una città dell'Ohio dove vive la famiglia benestante dei Murphy, formata da due affermati medici, il chirurgo cardiotoracico Steven e l'oftalmologa Anna, e dai loro due figli adolescenti, Kim e Bob. La loro vita sembra apparentemente perfetta ma la loro esistenza prenderà una direzione diversa quando Steven decide di prendersi cura di Martin, un ragazzo rimasto orfano di padre. La perdita del padre, purtroppo, è stata causata dallo stesso chirurgo che lo ha operato dopo che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo non riuscendo a compiere il suo lavoro nel migliore dei modi. Ricerca il perdono e per espiare la sua colpa decide di diventare amico di Martin, lo incontra spesso, gli compra degli oggetti costosi e lo introduce in famiglia. Purtroppo ci saranno degli eventi che destabilizzeranno i Murphy portando il capo famiglia a capire che l’unica via d’uscita da quella situazione creatasi è quella di compiere un sacrificio che potrà riportare l’ordine e l’equilibrio perduto.
Il sacrificio del cervo sacro lascia senza parole, esterrefatti, sconcertati perché la trama si snoda in un insieme di imprevedibili situazioni che porta il pubblico a cercare di dare un senso al tutto ma, in realtà, un senso non c’è. Lo stesso atroce epilogo è una non spiegazione che si può riassumere con il dato di fatto che Steven si sottomette ad un volere superiore. Il regista descrive l’uomo come un essere inferiore, mediocre, deludente che non ha nessuna tipologia di libertà di scelta, non esistono liberi atti di volontà.
Lanthimos riesce con le sue tecniche di regia a catturare gli sconvolgimenti di un uomo che si ritrova a fare i conti con le sue azioni e grazie alla moltitudine di dettagli, metafore e suggestioni, riesce a fare in modo che il film possa sconvolgere chiunque lo guardi. In questo intento ben riuscito, la musica gioca un ruolo fondamentale poiché riesce a sostenere la poca narrazione presente rievocando le percezioni passate cogliendo appieno la lezione lasciataci dal grande maestro Stanley Kubrick.
Gli attori sono tutti perfetti nei loro ruoli ma chi sorprende più di tutti è Barry Keoghan, che interpreta Martin, e che abbiamo già avuto modo di apprezzare in Dunkirk di Christopher Nolan e che in questa pellicola si rivela una scoperta al fianco di tutto il resto del cast.
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