Regista: Paco Plaza
Produzione: Spagna
Anno: 2017
Attori: Sandra Escacena, Ana Torrent, Consuelo Trujillo
Il nostro giudizio: Buono
Recensione: Alessia Priori
L’adolescenza, per quanto idealizzata dalla cultura televisiva americana, non è stata per nessuno una passeggiata. Se poi vi si aggiungono forze occulte e soprannaturali, è inevitabile che si trasformi in un vero e proprio incubo.
Non il solito horror
Tre adolescenti, una tavola Ouija, una seduta spiritica per gioco e l’avvento di inattese forze soprannaturali; tutti elementi già conosciuti e talmente utilizzati nel genere horror da allontanare i veterani, sicuri di trovarsi davanti ad una storia scontata. Tuttavia Veronica, diretto da Paco Plaza (regista di [Rec] e del suo sequel), ha solo l’apparenza del solito teen-horror movie che va in onda la sera di Halloween; infatti l’intera pellicola non solo si ispira al caso Vallecas, il primo caso di fenomeni paranormali ad essere documentato in un rapporto ufficiale della polizia nazionale, ma si rivela anche una perfetta metafora di un disturbo dissociativo dell’identità.
Una storia vera
Estefanìa Gutierrez Làzaro è un’adolescente degli anni novanta, che vive con la propria famiglia al numero 8 di Calle Luis Marin, Madrid. Appassionata di occultismo, decide di condurre una seduta spiritica con due sue compagne di scuola, ma durante l’evocazione una suora dell’istituto scolastico le scopre e strappa la tavola Ouija in due. Da questa si sprigiona un fumo che Estefanìa aspira volontariamente, segnando così la propria condanna. Infatti da allora inizia a soffrire di insonnia, attacchi epilettici e allucinazioni; nonostante i vari ospedali in cui viene portata dai genitori, nessun medico riesce a capire la ragione del suo malessere e Estefanìa continua a peggiorare. Il 13 luglio 1991 uno scatto di ira violenta la porta ad aggredire la sorella e a farla finire in ospedale, dove la raggiunge il giorno dopo a seguito di un attacco di catalessi. La stessa notte muore dopo essere entrata in coma, ma la sua scomparsa non mette fine ai fenomeni paranormali che continuano a tormentare la famiglia Làzaro per altri due anni, costretti più volte a chiamare la polizia. Ancora oggi il caso Vallacas non ha una spiegazione razionale: c’è chi parla di schizofrenia, chi di droga: tuttavia né la dipendenza né una malattia mentale sono in grado di agire dopo la morte.
Quando l’adolescenza diventa un horror movie
Al contrario della storia di Estefanìa, Veronica pare avere una spiegazione psicologica di sottofondo che lentamente emerge in superficie e rende il tutto più terrificante in virtù del proprio realismo. Infatti la pellicola di Plaza mostra una ragazza alle porte dell’adolescenza costretta al ruolo di madre da una mamma vedova totalmente assorta nel lavoro. È Veronica ad occuparsi delle sorelle e del fratello minore, a vestirli la mattina, a metterli a letto e a portarli a scuola; in tal modo la genitorializzazione della ragazza appena quindicenne porta ad un isolamento dalla vita sociale e alla perdita delle amiche e malgrado i suoi sforzi per essere la sorella maggiore perfetta, la madre continua a chiederle di diventare più matura e più adulta, il che suscita in lei l’ansia di una crescita precoce simbolizzata dall’ansia per l’ assenza del primo ciclo. Oltre a ciò, Veronica non ha ancora superato il lutto del padre, nei confronti del quale, da alcuni fotogrammi, può sembrare abbia una sorta di complesso di Elettra che si manifesta nella sua insaziabile ricerca del genitore assente; ricerca che si spinge oltre i confini del razionale. Pertanto lutto, ansia, responsabilità e rabbia si mescolano fra loro provocando in un climax ascendente sempre più frenetico dissociazioni d’identità in scoppi d’ira violenti e allucinazioni schizofreniche: è lei a soffocare la sorella, lei a lasciare il rubinetto dell’acqua calda aperto, lei a mordersi nel sonno e quei mostri che tanto la tormentano sono solo frutto della sua immaginazione. Veronica si accorge di essere il proprio demone e improvvisamente riconosce di avere un’unica possibilità di fuggire da se stessa...
Essenzialità, icasticità e un pizzico di anni ‘90
Sebbene il film non rispetti la realtà storica della vicenda e anzi, arrivi a stravolgerla totalmente in alcuni punti, Paco Plaza è stato capace di rielaborare gli elementi a disposizione in modo tale da creare una pellicola minimalista, essenziale, icastica e ricca di significato, sia nella fotografia sia nella sceneggiatura. Forse l’unico punto debole è la colonna sonora, adatta ad uno spin off di Stranger Things piuttosto che ad un horror; se però da una parte le musiche riducono l’angoscia e la paura, dall’altro a compensare e bilanciare il tutto vi è l’eccellente recitazione di Sandra Escacena, la cui capacità espressiva è in grado di trasmettere l’ avvilente orrore di scoprirsi il proprio mostro.