Regista: Taylor Sheridan

Anno: 2018

Attori: Kevin Kostner, Kelly Reilly, Wes Bentley

 

Il nostro giudizio: Buono

Recensione: Maria Giovanna

 

 

Oggi facciamo un viaggio nel Northwest americano, con i suoi paesaggi rurali, le sue sconfinate praterie che ci riporta inevitabilmente alla tradizione iconografica del western classico e al mito della frontiera. Il regista texano Taylor Sheridan ha voluto rivisitare in chiave contemporanea questa ambientazione con la serie Yellowstone. In questa prima stagione iniziamo a conoscere i personaggi John Dutton (Kevin Costner), il proprietario del più grande ranch del Montana e la sua famiglia, tutti impegnati a proteggere i propri territori dai nativi che vivono nelle riserve indiane e da costruttori senza scrupoli che vogliono creare una zona turistica.

La famiglia è composta da 3 figli maschi e una femmina, tutti segnati inesorabilmente dalla morte della madre/moglie avvenuta a causa di uno schiacciamento da parte di un cavallo. Ognuno dei figli svolge la sua attività lavorativa con il solo scopo di mantenere il ranch di famiglia. Troviamo Lee il più grande ed è un poliziotto, Beth (Kelly Reilly) è esperta nell’acquisizione di società che ha provveduto anticipatamente a mandare sul lastrico, uno squalo della finanza; Jamie (Wes Bentley) è un avvocato di successo al soldo del padre e Kayce (Luke Grimes) che può essere considerato la pecora nera della famiglia perché si è rifiutato di seguire le orme paterne.

Inizialmente si potrebbe pensare che sia l’ennesima sere tv che racconta una saga familiare ma in realtà qualcosa in più c’è. Se da un lato troviamo John un uomo con pochi scrupoli e abituato a governare sui propri figli con lo stesso pugno di ferro con cui gestisce la sua immensa proprietà terriera, da un lato nel corso degli episodi riusciamo ad intravedere anche un lato più umano soprattutto quando si ritrova a ricordare la sua amata moglie o durante la scoperta del cancro. Certamente la sua figura domina su tutti gli altri personaggi, lo possiamo considerare il fulcro della serie, colui che incarna lo spirito di quelli che furono i pionieri americani dell’epoca western. Come patriarca è riuscito, anche se non con tutti, a trasmettere ai propri figli l’importanza del cognome che portano, Dutton, ma allo stesso tempo li ha resi schiavi non solo del nome ma del potere che ne deriva marchiandoli con una sorta di sigillo di infamia che li porta a farsi prevaricare dalla parte peggiore di loro stessi.

Il regista non lascia molto spazio ai personaggi femminili ed è, a mio avviso, un gran peccato vista la bravura delle attrici coinvolte, per alcuni versi sembra voglia dare un’impronta un po’ troppo maschilistica.

Possiamo dire che la serie in alcuni momenti potrà riportarci alla memoria la soap opera Dallas ma ci riporta ai nostri tempi con momenti di violenza eccessiva che stonano un po’ con il contesto. Non aspettatevi dell’umorismo perché è completamente assente anche se il racconto è ben narrato e la fotografia ci permette di ammirare le spettacolari praterie soprattutto con le riprese dall’alto effettuate tramite un elicottero. Per me è stata una serie che in parte mi ha deluso un po’, forse mi ero creata troppe aspettative, ma non la scarterei del tutto anche perché il finale della prima stagione, in realtà, non è un finale e perciò sono incuriosita di vedere la seconda stagione.

 

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