Titolo: Non essere cattivo

Anno: 2015

Regista: Claudio Caligari

 

 

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Cristina Giammito

 

 

 

Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono cresciuti insieme, condividendo gioie, malesseri e vizi. Provenienti da realtà povere, si guadagnano da vivere spacciando droga e godendo del gran vantaggio economico che ne consegue. Il loro legame indissolubile, però, viene allentato dall’improvvisa e radicale decisione di Vittorio, il quale non vuole più farsi divorare dalla dipendenza, né portare a casa soldi sporchi. Difatti, inizia a lavorare onestamente e incontra una donna che gli regala emozione e stabilità. Anche Cesare è alla ricerca del benessere, ma il suo percorso sembra tortuoso e le strade che sceglie di percorrere molto simili a quelle sbagliate del passato... Claudio Caligari proietta la durezza di una realtà complicata, estremamente segnata dalla delinquenza, la quale viene vista come unico appiglio per il raggiungimento di una serenità economica. Nella prima parte, la trama riflette il legame dei due protagonisti, i quali, seppur nella loro diversità, si fondono fino a sembrare un’unica testa, aventi le medesime idee e agendo quasi all’unisono. In seguito, però, l’intreccio si dinamizza creando un solco in quell’unione dapprima così salda da sembrare indistruttibile: Vittorio sceglie la “retta via”, mentre Cesare continuerà ad essere “cattivo”, sebbene viva in lui un forte desiderio di stabilità. Il film analizza le responsabilità della vita, i concetti di giusto e sbagliato, focalizzandosi sulle conseguenze che le azioni hanno sulla vita dei personaggi. La pellicola graffia con le sue verità indigeste; ogni battuta è sentita, resa autentica da chi la recita, in ogni minuto. Borghi e Marinelli accendono lo schermo, riuscendo ad arricchire la scena anche solo con i loro silenzi. Al termine del film, sorgono spontanee delle riflessioni: forse, il mondo sta contaminando le menti affinché l’uomo percepisca la propria potenza attraverso il possedimento di denaro e il limite per poterlo ottenere, spesso, viene valicato e troppo tardi ci si rende conto di quanto ciò sia deleterio. Inoltre, sfuggire ad un vizio è una lotta che si tende a perdere, data la fittizia quiete che le sostanze suscitano in chi le consuma. Con quest’ulteriore perla artistica, Caligari ha lasciato un segno indelebile nel cinema italiano, dando prova della sua rarità, in tempi di superficialità ed estrema leggerezza. È indubbio, infine, che questi continuerà a vivere attraverso i suoi, purtroppo, pochi film.

 

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