Morgan e i Bluvertigo
Recensione: Cristina Giammito
Si dice che l’aspetto esteriore sia il riflesso di ciò che compone il nostro essere. Ci vestiamo delle idee che sentiamo nostre sentendoci da esse plasmati e attribuiamo alla nostra apparenza segni che possano caratterizzarci. Morgan, alias Marco Castoldi, brilla di luce propria senza ricorrere ad elementi che contribuiscano ad arricchirne la natura in riferimento alle due facce di cui è composta la sua medaglia, ovvero arte e vita. Un tempo capelli arancioni, matita sugli occhi e smalto nero alle unghie; ora una capigliatura argentea e disordinata fa da contorno ad una figura che avanza sfacciata e sfidante in un mondo pronto all’attacco.
Il fatto che lui sia cantautore, musicista, compositore, scrittore e personaggio televisivo dimostra quanta varietà si dimeni in una mente creativa. Assiduo oggetto di discussione, fa parlare di sé immancabilmente sia per le vicende private che per le scelte artistiche. Personaggio implacabile, intorno al quale si spargono confusionariamente amore e odio, i suoi tentativi ben riusciti di espressione artistica si muovono in un vissuto contorto che riflette pienamente la sua persona, destinata a non buttarsi nella mischia della banalità e dell’ordinario. Morgan rompe gli schemi e lo fa con ironia, maestria e pura genialità. La sua propensione per la musica, il desiderio di portare a compimento piani che facciano sbocciare il suo innato talento si rifugiano in una produzione musicale che non appassisce mai, dapprima con i Bluvertigo, gruppo che ha capitanato dal 1991 al 2017 (lasso di tempo intervallato da molteplici pause) e in seguito con i progetti intrapresi da solista.
I Bluvertigo hanno rappresentato una ventata d’aria nuova nel panorama musicale pop/rock degli anni ‘90. Tra il 1995 e il 1999, definito il periodo d’oro della band, c’è stata un’esplosione artistica che ha determinato la nascita di una gemma musicale, permeata di trasgressione ed innovazione, compiuta nella realizzazione di tre album: Acidi e basi, Metallo non metallo, Zero, la così detta “triologia chimica”. Le voci costituenti tale band riuscivano egregiamente nell’intento di allietare un’ampia fetta della popolazione ed hanno, così, preso posto nella scena musicale dell’epoca contraddistinguendosi marcatamente. Sotto l’influenza di artisti di spessore quali i Depeche Mode e i Duran Duran, essi hanno creato testi colmi d’introspezione incentrati sull’analisi delle problematiche sociali del tempo. Considerare Morgan semplicemente un artista risulterebbe limitativo in quanto ha saputo educare, fornire delle spiegazioni, fare sì che i suoi testi parlassero per lui ammaestrando l’ascoltatore verso nuovi orizzonti musicali, lasciando che si perdesse dentro e che vi rimanesse agguantato. Le canzoni frutto della sua mente potrebbero essere equiparate ad onde smosse dal vento in mezzo al piattume dell’alta marea. Dunque Morgan, lasciandosi pervadere dall’arte che gli ribolliva dentro, ha riversato sé stesso nei testi da lui ideati; si è scostato dal visto e rivisto per costruire un marchio che lo avrebbe eternamente etichettato come diverso, dissuaso da ogni contemporanea influenza esterna. Difatti, i suoi pezzi conducono irrimediabilmente ad una surreale alienazione, un momento isolato di pace.
Possessore di un bagaglio culturale non indifferente, ha sparso nelle sue creazioni un immenso sapere, addensandolo alla sua capacità compositiva. Morgan ha reso possibile l’accesso al suo mondo tramite una musica che nessuno potrà né imitare né dimenticare. Scindendo la vita privata dalla carriera artistica, rimane una personalità volta alla ribellione, alla libera esternazione di un animo esplosivo e fragoroso incapace di aderire a schemi prestabiliti; e, così facendo, vince.
Quello per la musica è un amore unico; qualora sia rivolto ad artisti specifici, diviene forma viscerale di ammirazione: le note aiutano ad abolire il silenzio del quotidiano, ad andare oltre ciò che vede l’occhio umano, a sentirsi colmi d’ebbrezza. Esse smuovono l’emotività toccando punti nascosti, agitano ciò che giace in noi, rischiarano la tenebra che minaccia continuamente cuore e mente. Tra la vastità che governa le realtà musicali passate e presenti, poche voci riescono a produrre in me tali effetti; una di queste è indubbiamente quella di Morgan, un artista dall’animo impetuoso, disposto a sprigionare l’ingovernabile che alberga in lui e tramutarlo in arte.
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