DEPECHE MODE - MEMENTO MORI WORLD TOUR 2023

 

 

 

 

Luogo: BOLOGNA, Stadio Dall’Ara

Data: 16 LUGLIO 2023

 

 

 

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Camilla Pasquali

 

 

Chi scrive che " la macchina dello spettacolo dei Depeche Mode è ormai ben consolidata così l'esito è garantito" scrive una cosa sicuramente vera, ma parziale.

E poi ci vuole sempre un pizzico di magia perchè il miracolo accada.Qui non si tratta della solita band che ha fatto la storia del Rock o meglio, del Synth Pop, come essi stessi amano definirlo.

Si tratta di un Duo di Artisti con la A maiuscola, della stessa statura e spessore del loro compianto amico David Bowie, di cui ogni tanto eseguono magistralmnete la cover "Heroes".

Cio' a cui hanno assistito i 30.000 spettatori domenica 16 luglio al Dall'ara non è stato un concerto, ma un vero e proprio spettacolo teatrale.

Eh sì.

Perchè la band di Dave Gahan e compagni, nata come boy band degli anni '80 che componeva musica dance ed elettronica per allietare i loro coetanei, si è trasformata, in un lunga e produttiva carriera, decennio dopo decennio, in un gruppo artistico capace di fare musica sempre più complessa, raffinata, elegante, teatrale, tassativamente sensuale. Senza mai tradire lo stile elettronico. Affascinando sia pubblico che critica.

Io quella sera ero nel pubblico e la loro teatralità mi ha inchiodata ed avvolta.

Mi spiego meglio.

"I feel you" arriva come un colpo allo stomaco con tutta l'energia dell'eros.

Martin Gore che canta "Home" sembra proprio un uomo che sale con fatica ed intensità una scala.

Chiunque puo' sentirsi addosso, proprio sulla pelle,  una canzone come "Walking in my shoes"; non occorre un traduttore per capire che la canzone parla della drammaticità della vita quotidiana.

"Wrong" ti fa sentire sbagliata fin dalla prima nota.

"It's no good" ti fa sentire dentro un flusso fluido e sensuale che ti porta dove non vuoi.

"Speak to me" è una vera e propria preghiera.

Quando Dave e compagno intonano "Waiting for the nigth", tutto il pubblico accende la luce dei cellulari e lo stadio si trasforma in una nube di lucciole sospesa nel vuoto.

Se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe avuto la sensazione di entrare materialmente dentro un incanto, una favola.

Nei concerti, infatti, gli spettacoli sono due : uno sul palco ed uno sotto.

La canzone risuona nell'aria come una ninna nannna dolce e cupa, malinconica ed inquietante, quasi una serenità pre morte, in accordo con  il tetro titolo del Tour, Memento Mori.

Ditemi un po' se non vi viene in mente Bertold Brecht?

Qual è l'ingrediente che ha tenuto viva e fertile l'intramontabile band inglese per ben 43 anni?

Sicuramente i fattori sono due.

  1. La sensualissima presenza scenica e l'indiscutibile talento vocale del cantante Dave Gahan che immancabilmente strega le masse. Non si canta con la voce, ma con tutto il corpo, come nella migliore tradizione attoriale e lui lo fa. Non saprei definirlo se un cantante che recita o un attore che canta, ma tant'è.
  2. Il genio compositivo di Martin Gore. Si devono a lui quelle meravigliose liriche preziose e decadenti, cupe e romantiche, tormentate, che vogliono portarti all'oblio e che sono la cifra inconfondibile dei Depeche Mode.

C'è un buco dentro ognuno di noi, una ferita originale, un punto buio ed oscuro dove si annidano tutte le nostre inquietudini.

"E meno male che c'è" scriveva Leonard Cohen, "meno male che in tutte le cose c'è una crepa, così entra la luce".

La musica dei Depeche Mode arriva dritta lì, colpisce in quel punto, parla a questa crepa.

Lo capisce bene chi ha demoni personali dentro la propria testa.

Quella notte, allo stadio di Bologna, sicuramente Andy Fletcher ci avra' guardato dall'alto, dal suo Paradiso Personale.

 

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