LA PSICHIATRA
Autore: Wulf Dorn
Editore: TEA
Anno: 2011
Il nostro giudizio: BUONO
Recensione: Cristina Giammito
TRAMA:
La narrazione si svolge in Germania, luogo d’origine dell’autore. Ellen Roth, psichiatra di una stimata clinica, si ritrova al centro di un enigma di difficile risoluzione: dopo un colloquio poco soddisfacente con una paziente vittima di un trauma decide di procedere con analisi approfondite per comprendere la ragione del suo stato confusionale, quando ella sparisce improvvisamente. Nessuno sembra essere al corrente della sua esistenza e tutto rema contro Ellen gettandola in uno stato di evidente paranoia. Da qui inizieranno le sue ricerche volte al ritrovamento della ragazza misteriosa.
RECENSIONE:
La mente è un meccanismo complesso, tanto intrigante quanto turbolento; arrivare a comprenderne le innumerevoli sfaccettature equivale a gettarsi in un soqquadro dalla logica assai contorta.
Il trambusto psicologico di Ellen è fomentato da una serie di sogni apparentemente sconnessi dalla vicenda che però sono in realtà elementi fondamentali per la risoluzione della trama. Nonostante la parte iniziale del romanzo favorisca da subito un elevato livello d’attenzione, pur incuriosendo per il suo alone di fitto mistero, sembra non travolgere del tutto; la non marcata trattazione caratteriale dei personaggi li rende sfuggenti, come se la memoria li trattenesse per un tempo breve e la mente desse più valore all’intreccio che ai suoi costituenti. Eppure, il ritmo narrativo cresce man mano che la storia avanza; il libro, inoltre, tratta temi che danno spazio a svariate riflessioni: la considerazione della mente umana come abisso, punto centrale e nel contempo debole dell’uomo, il quale può facilmente oscillare tra lucidità e follia senza riuscire a distinguerle. Fobia, ragione, allucinazione e paranoia si fondono trovandosi a galleggiare nello stesso calderone e il risultato non è un capolavoro, ma un buon libro. L’unica nota che stona nella generale sintonia narrativa è una media dose di prevedibilità che a volte spezza la suspense facendo sfumare l’interesse. Accantonando gli aspetti negativi, comprendo e supporto pienamente il successo editoriale di questo romanzo: oltre che suscitare curiosità col suo essere incalzante esorta il lettore a non staccarsi dalle pagine fino alla fine. Scrivere un buon thriller vuol dire saper trasferire il terrore sulla carta e riuscire a far vivere tormenti ed emozioni rendendoli condivisibili. L’attrazione verso temi ombrosi mette in risalto l’oscurità insita in ognuno di noi che ha pieno sfogo e ragione di fuoriuscire nel momento in cui l’occhio si posa su una pagina tinta di orrore.
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