Autrice: Maiti Girtanner con Guillaume Tabard

Anno 2022

Ed. Itaca

 

 

 

 

 

Il nostro Giudizio: OTTIMO

Recensione: Camilla Pasquali

 

Ci sono libri belli da leggere.

Altri che raccontano avventure meravigliose.

Altri raccontano storie così intense da rendere facile emozionarsi ed immedesimarsi.

Altri ancora introducono il lettore in splendidi mondi sconosciuti.

“Maiti. Resistenza e perdono” appartiene ad un’altra categoria: è un libro che ti aiuta a vivere.

 

Mi è stato regalato in occasione del compimento di una delle mie molte primavere.

La mia zelante amica porgendomi il libro, me lo ha presentato così : “ Questa è la storia vera di una donna che per 40 anni ha pregato per il suo aguzzino ed alla fine lui è andata  a cercarla per chiederle perdono”.

Ed io, porgendole il più sforzato e sorridente dei grazie, ho pensato “Ecco qua! Un altro esercizio spirituale travestito da libro autobiografico!”

Poi ho iniziato a leggerlo e, nel giro di pochi giorni, ho dovuto ricredermi completamente.

Non ringrazierò mai abbastanza la mia amica per avermi regalato il libro.

 

Sono stata travolta dall’incredibile personalità di Maiti.

La sua audace sfrontatezza, il suo rigore intellettuale e le sue eroiche azioni quotidiane mi hanno completamente conquistata.

Ho addirittura desiderato essere Lei.

Non essere come lei.

Essere     

Lei.

Personalmente il coraggio è una virtù che non ho e che, invece, vorrei possedere in abbondanza.

Nella vita l’ho usato, tirandolo fuori dal cassetto di sicurezza, proprio quando le circostanze me lo hanno imposto.

Bene, Maiti ne ha avuto a sufficienza per entrambe.

 

Maiti è una giovane donna svizzera figlia di un’agiata famiglia borghese, destinata a diventare una pianista di successo coltivando il proprio talento con un incessante studio dello strumento.

Nell’estate del 1940 si trova con la sua famiglia nella casa di villeggiatura nel sud della Francia proprio durante l’occupazione nazista.

A questo punto, Maiti, la sua famiglia, tutti i suoi compaesani, si trovano immersi  in una circostanza storica ben precisa : sopravvivere dentro l’occupazione.

Maiti, spinta da un forte senso di carità cristiana, inizia aiutando il prossimo, cercando, ad esempio, di alleviare le quotidiane sofferenze dei contadini. Con successo, ad esempio, convince i soldati i tedeschi a non sequestrare loro il bestiame da lavoro.

Successivamente Maiti,  usando la sua bicicletta, fa passare lettere della gente che abita nei territori occupati, al di là del confine, alla gente che abita nei territori liberi della Francia.

In seguito a cio’ viene contattata di nascosto dai partigiani francesi che le chiedono di far passare documenti e...persone ! Lei riesce nell’impresa, proprio sotto il naso delle guardie tedesche di vedetta.

Insomma, pian piano, passo dopo passo, azione eroica dopo azione eroica, Maiti passa dalla coscienza di essere una semplice aiutante dei suoi vicini di casa ad una vera e propria protagonista della Resistenza Francese.

Arriva addirittura  a trasferirsi a Parigi appositamente per aiutare a nascondere gli ebrei rimasti e partecipare alla missione impossibile del generale De Gaulle :  la Francia deve tornare ad essere un paese unito  e libero !!!

Da sottolineare che la Francia non è il paese natale di Maiti.

Ma l’eroismo si paga.

E qui Maiti incontra il suo persecutore, Lèo, comandante della Gestapo.

Che la tortura quotidianamente, sistematicamente, pragmaticamente, sperimentalmente, scientificamente,

fino ad invalidarla.

 

Ciò che mi ha affascinato di Maiti è la miscela di due caratteristiche, solo in apparenza in conflitto fra loro :

la psicologia  e l’abilità di un agente segreto da una parte, e la sua santità dall’altra.

 

Le abilità da 007 ?

Ecco l’elenco.

Mediazione verbale con i soldati, sfruttando proprio i punti deboli della psicologia del popolo tedesco, al fine di ottenere condizioni di vita migliori per gli abitanti del villaggio occupato.

Usare il proprio passaporto svizzero, la proprio autonomia professionale e lo sporco cesto della propria bicicletta per trasportare documenti importanti per la Resistenza al di qua e al di là del confine.

Nascondere i rifugiati e i ricercati nella cantina dell’abitazione di famiglia all’insaputa degli altri abitanti della casa ( cioè i suoi stessi familiari nonché i soldati tedeschi che avevano impunemente occupato alcune stanze), travestirli e  metterli al sicuro senza farsi accorgere dalle guardie naziste.

Introdursi con l’inganno all’interno degli uffici di un comando tedesco e trafugare le cartine geografiche di Dunkirk (!) da consegnare ai partigiani francesi.

Mettere sù una finta lavanderia  per ricevere le uniformi degli ufficiali tedeschi da pulire, con l’unico scopo di ottenere informazioni sul loro grado, ubicazione e spostamenti.

Ed aveva solo tra i 18 ed i 21 anni!!

 

Non mi sarei stupita se, alla fine della guerra, i servizi segreti francesi l’avessero arruolata.

Ma la storia andò in un altro modo.

 

Veniamo ora alla sua Santità.

Quanto fino ad ora intrapreso e raccontato, Maiti lo faceva per Cristo.

Era convinta che, tutto ciò che faceva per aiutare gli occupati ed i partigiani, fosse esattamente ciò che Dio voleva da lei.

Per lei non c’era differenza fra l’incarnazione di Gesù e la circostanza storica, erano un tutt’uno.

Combattere nella Resistenza era la Sua vocazione, far ritornare la Libertà e la Giustizia in un paese dal quale erano state sottratte, era il Suo cantico delle Beatitudini.

In una società odierna come la nostra, ossessionata dal porre l’accento sul Valore della Donna, mai abbastanza riconosciuto, Maiti è uno sfolgorante esempio.

Dentro una mentalità moderna che vede i santi come persone represse, sbiadite, interferite, ripiegate su di sé, al massimo vagamente buone e capaci di molta sopportazione, la vita di Maiti toglie ogni dubbio : la santità è il detonatore della personalità umana.

Provate un po’ voi  a rubare le cartine di Dunkirk, approfittando di un attimo di distrazione di un nazista che potrebbe sbriciolarvi con un pugno !

 

All’inizio ho scritto che questo libro mi ha aiutato a vivere.

Si capisce da alcuni passaggi del testo riportati di seguito.

 

“...ci chiedevano di procurarci delle cartine stampate dai tedeschi, generalmente quelle che rappresentavano le coste. Successivamente capimmo il legame tra tale richiesta e lo sbarco del’44. Al momento non avevamo neanche pensato al motivo. Fu una regola d’oro, comune,credo a tutti coloro che partecipavano in una maniera o nell’altra alla Resistenza : non cercare di conoscere tutto, di sapere tutto, di capire tutto; per questo la fiducia era sempre solidamente stabilita con il proprio interlocutore”.

Questi passi mi hanno reso chiaro, con più intensità ed enfasi, ciò che in realtà accade normalmente, quotidianamente nelle nostre vite.

Abbiamo, e dovremmo avere, più fiducia in chi ci circonda, fidandoci del fatto che c’è qualcuno, qualche persona concreta accanto noi, con nome e cognome, che ha una visione più grande della nostra, di cui noi riusciamo ad intuire a malapena i confini, e che proprio per questo motivo, va seguita.

Non è cio’ che accade normalmente nel nostro lavoro quando obbediamo ai nostri capi oppure quando seguiamo le istruzioni di un medico che sa come muoversi dentro i disagi della nostra malattia ?

Quest’esperienza, la fiducia in chi ci guida, è ancora più forte quando ci accade di incontrare un maestro di vita.

 

“...nell’azione, lo sbaglio è in agguato dietro l’angolo…”

Quante volte ci paralizziamo davanti a decisioni da prendere per paura di sbagliare?

Bene, Maiti questo problema non l’aveva.

L’urgenza della resistenza e la violenza nazista non glielo permettevano, spazzavano via ogni tipo di paura, lei accettava il rischio della decisione.

 

Dopo le torture, Maiti ha dovuto ben presto rendersi conto che non avrebbe potuto realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia. 

Una nuova sfida le si impose: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo».

Per tutte quelle persone che hanno grumi irrisolti nella propria psiche o nella propria personalità.

Per tutte quelle persone che, arrivate in età matura, non hanno ancora trovato i propri talenti e francamente si chiedono se effettivamente ne hanno qualcuno.

Per tutte queste persone, credetemi, le parole di Maiti sono un vero balsamo.

 

Giunta alla fine del mio sproloquio lungo e sgangherato, non vorrei aver svelato troppo di un libro che va assolutamente letto.

Anche per un’altra motivazione : la narrazione avvincente e cinematografica.

Perché tra i vari talenti, Maiti aveva anche quello della scrittrice.

 

Buona lettura.

 

 

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Autore: Massimo Giachino

Anno: 2023

Editore: Delos Digital

 

 

 

 

Il nostro giudizio: BUONO

Recensione: Alessandro Bavuso

 

TRAMA:

 

Il protagonista della storia è Johnny Chad, un giornalista, che recatosi nella cittadina di Cordio, dove la storia si svolge, per scrivere un articolo su tre bambine scomparse nell'ultimo anno, si troverà, suo malgrado, invischiato nello svolgersi degli eventi. La storia, dopo un breve incipit che ci introduce il protagonista da bambino, si sposta ai giorni nostri, durante i quali si svolge la storia e, ci mostra subito Johnny alle prese con le interviste alle famiglie delle bambine scomparse. Tuttavia, il protagonista, passando molto tempo in paese a contatto con la gente del posto, finisce con l'affezionarsi al luogo e agli abitanti, e quasi senza accorgersene passa dal fare ricerche per un articolo all'indagare  sul mistero delle bambine scomparse. Johnny quindi si ritroverà, per una serie di eventi, non connessi allo stesso, a confrontarsi con l'oscurità che avvolge un piccolo borgo apparentemente tranquillo e a dover fronteggiare qualcosa, forse più grande di lui.

 

RECENSIONE:

 

L'opera di Massimo Giachino, si presenta al pubblico come un romanzo a metà tra il giallo e l'horror, che alternando toni molto "leggeri" a tematiche impegnative e crude, a mio avviso, riesce bene a collocarsi nel primo genere, un po' meno nel secondo. E, questo aspetto, a mio giudizio resta l'unica debolezza del libro, se di debolezza si può parlare, in quanto credo che l'autore abbia cercato volutamente di rendere il romanzo fruibile ad una platea più ampia possibile e non solo agli appassionati di horror e thriller. Da appassionato del genere horror avrei preferito un'opera dai toni più tetri e meno rassicuranti, ma, ovviamente questo avrebbe confinato il romanzo in una nicchia per appassionati e basta. Al contrario, Lontano dalla luce, racconta una storia forte e dolorosa, mantenendo sempre un certo equilibrio, tra momenti sereni di vita quotidiana del protagonista, e vere e proprie indagini che mettono il lettore di fronte alla crudezza di quanto viene narrato. Passando ai punti di forza dell'opera, ad avermi subito colpito è stato il ritmo, molto scorrevole, non incalzante, ma bensì piuttosto fluido e godibile. Le descrizioni sono fatte bene, mai noiose e, soprattutto della lunghezza giusta, mentre i dialoghi sono ben scritti e strutturati. Questo contribuisce a rendere  Lontano dalla luce un romanzo estremamente fruibile e di facile lettura, nonostante i temi trattati. Oltre ad una buona struttura narrativa, il romanzo presenta anche ottimi personaggi, ben sviluppati e strutturati, a cominciare dal protagonista, di cui sono ben descritte personalità e background, con qualche cenno perfino alla sua famiglia, ma senza sfociare in descrizioni superflue e divagazioni inutili, che allontanerebbero dallo svolgimento dello storia. L'autore racconta bene anche gli personaggi, mostrandone le fragilità e le complessità psicologiche, senza però dedicare una parte troppo corposa della narrazione alla descrizione dei dettagli della personalità  e, senza mai spostare l'attenzione del lettore dal focus narrativo del racconto. Nel complesso è lo stile narrativo a rendere l'opera davvero piacevole, la storia è interessante, ha la giusta dose di tensione e non è banale, ma ben raccontata, fluida e ben scritta. Tutto questo contribuisce a rendere il romanzo piacevole, godibile  ed adatto ad un pubblico molto ampio.

 

CONSIDERAZIONI FINALI:

 

In conclusione, Lontano dalla luce mi è piaciuto molto, in particolare per via suoi punti di forza: la lunghezza, che ho ritenuo adeguata alla storia che l'autore ha voluto raccontare e, per lo stile di scrittura.  Mi ha colpito anche la gestione della costruzione dei personaggi, che non è incentrata sull'essere eccessivamente descrittiva o dettagliata, bensì chiara ed essenziale.  L'opera è, inoltre, molto profonda e lascia spazio alla riflessione. Ci racconta sì la tragica storia di tre famiglie che vivono il dramma della scomparsa delle rispettive figlie, ma non banalizza gli eventi e mostra una sottile critica sociale. Si tratta, dunque, di un romanzo molto completo, ben bilanciato ed equilibrato, di facile lettura ed adatto quasi a chiunque.

 

 

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Autore: Gianfranco Minutolo

Anno: 2020

Ed: GuerinNext

 

 

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Marypollon

 

Ho molto molto apprezzato, e mi sento fortemente di consigliare, I consigli di un grande esperto di networking, Gianfranco Minutolo, fondatore di "Corporate Consulting" e autore de “I robot non sanno fare networking (per adesso)”, per otto anni direttore della rete internazionale degli Alumni Bocconi che, grazie al suo metodo, ha rivitalizzato e reso funzionale per tutti, creando opportunità di business e di incontro tra competenze, idee e opportunità per tutti i bocconiani nel mondo.  

 

Questa preziosa opera di Minutolo, regalo ideale di Natale, per farci capire l’importanza del networking ci fa fare un viaggio indietro nel tempo.  

Ci riporta nella New York del 1991 dove l’autore impara a capire il significato di una “risorsa scarsa” quale un buon caffè e la mancanza di un connazionale con cui parlare.  

 

Non è facile trovare collegamenti che non fossero già parte di una rete attiva – ma Mario Garraffo – con cui non c’era ai tempi un legame diretto da parte dell’autore, lo accoglierà in ufficio con un sorriso e un’ottima tazza di ITALIAN COFFEE.  

 

Questa è quindi una vicenda di “connecting the dots”, una storia di relazioni, sano networking e fiducia.  

 

Possiamo infatti, grazie alle nostre doti di relazione, essere anelli luminosi, che non solo creano contatti, ma che sanno costruire scenari nuovi, con nuove soluzioni ed opportunità  

Questo è un processo che non deve essere lasciato al caso, ma che va coltivato attraverso continue interazioni e relazioni. 

 

L’introduzione dei Social Network ha portato ciascuno di noi ad avere centinaia o migliaia di contatti virtuali, ma di questi occorre capire quante  persone fisiche, reali,  quanti volti effettivamente conosciamo, chi sono cosa fanno e che esigenze hanno e soprattutto, bandita ogni forma di  egoismo, come NOI possiamo essere di AIUTO A LORO.  

 

Possiamo infatti essere parte integrante di un ingranaggio e non solo una molecola del medesimo; è pero’, ripeto un’altra volta, necessario tenere lontana un' erbaccia a nome OPPORTUNISMO.

 

UN SANO NETWORKING VA PRATICATO TUTTI I GIORNI, NON SOLO NEL MOMENTO DEL BISOGNO  

Altrimenti sei IRRILEVANTE , IN UN mondo che non cambia non in modo LINEARE, MA ESPONENZIALE.  

 

Si calcola che 85 milioni posti di lavoro verranno assegnati ai ROBOT entro tre anni e mezzo, 97 milioni di nuovi posti di lavoro nasceranno  

Ci sono ovviamente altresi’ nuove possibilità che siamo intenzionati a cogliere, ma solo se abbiamo la forza di vederle.  

 

A disposizione abbiamo un potentissimo navigatore dato dalle nostre reti e dalle nostre relazioni ; la potenza che dobbiamo proteggere è non la nostra personale, ma quella della nostra rete.

 

La medesima va coltivata, con buona volontà, allenamento e costanza ­- Il networking se lo fai tutti i giorni funziona, una volta al mese o solo nell’emergenza no. L’autore dice chiaramente che ormai da anni dedica normalmente un’ora e mezzo al giorno a quest’attività.  

L’epoca storica è stimolante , possibilità di cambiamento esponenziali dettate , intermediate dalla digitalizzazione, dall’intelligenza artificiale  

   

Il cosiddetto capitale relazionale va protetto ed ha bisogno di cure, questo perché una relazione deve diventare una RELAZIONE STABILE , se non amichevole 

 

ll periodo di isolamento sociale e, per molti, di rallentamento o stop lavorativo (o di vacanza) può essere il momento buono per recuperare, coltivare e potenziare la propria rete di relazioni personali. Per ripartire con un network ben manutenuto che renda l’attività del networking sana, efficace e di supporto reciproco.

 

 

La definizione di networking è fondamentale:
un networking che funzioni è un’attività, lo ripeto,  svolta con costanza, sincerità, spontaneità, curiosità e responsabilità, volta a sviluppare relazioni interpersonali che creino opportunità e benefici reciproci nel tempo.

 

È un po’ come il lavoro del contadino, che semina e coltiva in modo continuo e sistematico il proprio campo, in vista di un raccolto lontano e non garantito. Ma lui non molla e continua a dedicarsi al lavoro con cura e sapienza. La rete risponderà, ci sosterrà e sono fiducioso che, se ben strutturata, ci sarà di sostegno e ci rassicurerà quando torneremo alla normalità, una normalità che riserva tante incognite, ma che potremo affrontare e superare quanto più avremo manutenuto la nostra rete con cura e attenzione quotidiana alle persone. 


Il networking si alimenta di regole, azioni e reciprocità. Le regole e le azioni riguardano la costanza e la responsabilità. La reciprocità riguarda l’approccio sincero, spontaneo e curioso. Dobbiamo mostrare un interesse sincero per le persone e per la bellezza dell’incontro, dello scambio e della sorpresa, quando si scopre di avere un mondo in comune e/o di poter allargare quel mondo non solo per sé, ma anche per gli altri.  

 

Chi si avvicina alla rete di relazioni solo per interesse personale, per sfruttare le conoscenze ed è disponibile a offrire solo in cambio diretto di qualcos’altro, non credo che trarrà il massimo del potenziale del networking. Allo stesso tempo, non troverei neppure realistico immaginare un networking mosso dalla motivazione di dono puro e assoluto.

 

per adesso i robot non sono capaci di curare le relazioni come noi, ma a causa della veloce capacità di apprendimento delle macchine non possiamo escluderlo del tutto in futuro. Ci guidano già nella scelta di chi frequentare e chi no, di quali post leggere per primi rispetto ad altri, gli algoritmi sono infatti in grado di interpretare le nostre esigenze, rispondendo con crescente precisione alle nostre domande.  

 

Non avere fretta, ma lungimiranza, che riassume quanto detto finora; il networking è un investimento a LUNGHISSIMO termine.  

 

Le relazioni non identificano solo chi siamo, ma soprattutto chi diventeremo grazie a ciò che impareremo grazie ad i rapporti GENUINI che saremo in grado di coltivare. 

 

 

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Autore: Riccardo Canzanella

Anno: 2020

Editore: Chiaredizioni

 

 

 

 

 

Il nostro giudizio: MOLTO BUONO

Recensione: Alessandro Bavuso

 

TRAMA:

 

Il protagonista della storia, Carter Anderson, un ragazzo di una piccola cittadina a sud della Georgia chiamata Savannah, si risveglia dopo 4 anni di coma. Nei primi capitoli, il romanzo sembra concentrarsi prevalentemente sulla narrazione della sua vita, sia presente che passata, ma nel proseguire della narrazione non tardano a mostrarsi elementi fantasy, che diventeranno via via sempre più dominanti nella storia. Passando attraverso la tipica routine di una cittadina Americana, vediamo il protagonista cambiare, avere visioni e gradualmente prendere consapevolezza dei suoi poteri soprannaturali, restando sempre in bilico tra bene e male. Ma è solo dopo diverse pagine che Carter, ritrovatosi all'improvviso all'interno di un'oscura foresta, circondata da una fitta nebbia, inizia la sua avventura e, nel contempo noi lettori iniziamo a capire di più della misteriosa origine dei suoi poteri. Carter qui fa la conoscenza dell'angelo Rahel, il quale si presenta come "Il guardiano della foresta" e sin da subito si rivelerà fondamentale per la futura crescita e per l'addestramento del ragazzo. Rahel presenta a Carter altri membri delle schiere angeliche, quali il Capitano Zalyas, il Tenente Farhal, e il sottotenente Samyrah. Il ragazzo si ritrova dunque catapultato in una realtà del tutto soprannaturale e mistica, venendo a conoscenza del Regno degli Angeli Nyaton, organizzato secondo gerarchie militari e,soprattutto,del peso che potranno avere i suoi poteri nei futuri scontri coi Demoni se usati saggiamente. Da questo punto in poi la narrazione si espande mostrando da un lato il Regno di Nyaton e dell'altro gli Inferi,  raccontandone le relative vicende. La vita di Carter sembra ormai cambiata per sempre: è l'inizio di un viaggio, anche di crescita personale, dove il giovane protagonista dovrà confrontarsi con le proprie paure, ma anche con mille tentazioni, vedendo i suoi poteri crescere e imparare a padroneggiarli, restando sempre in bilico tra luce ed ombra...

 

RECENSIONE:

 

Il romanzo si sviluppa su due linee narrative abbastanza distinte, ma molto ben combinate tra di loro, mostrando capitolo dopo capitolo, una forte coesione tra quelli che nel dipanarsi degli eventi si mostreranno come due "mondi" sì ben distinti , ma anche connessi. La narrazione sempre fluida e scorrevole, si sviluppa tra passato e presente del protagonista alternando, soprattutto nei primi capitoli, storie di vita quotidiana a vicende fantastiche. L'autore ci fa vivere le fasi della vita del protagonista, raccontando ciò che è accaduto prima dell'incidente e al conseguente coma, il successivo risveglio e ciò che ha vissuto durante il periodo di incoscienza, riuscendo ad essere sempre ugualmente coinvolgente.

A mio avviso ciò che fa di questa prima parte de "Nyaton e la chiave del tempo" un romanzo davvero ben scritto è soprattutto questa capacità di Riccardo Canzanella, di passare (a volte anche da un capitolo all'altro) da un avvincente fantasy surreale a normalissimi momenti di vita quotidiana, senza perdere ritmo. Il romanzo resta godibile letteralmente in ogni sua pagina, non si ha la sensazione di passare da un'avventura fantastica a una noiosa routine fatta di eventi banali, ma anche quelli più normali sono invece intensi e interessanti.

Un altro aspetto molto intrigante del libro è il modo in cui vengono presentati i personaggi fantasy, pescati da un contesto biblico, sviluppati con originalità ma non snaturati. Quando si legge dei vari Arcangeli, Angeli, Demoni, si ritrovano quelli della Bibbia, non c'è una gerachia originale inventata dall'autore, tuttavia pur restando fedele a come vengono raccontati, Canzanella ne ha molto ben sviluppato la personalità rendendoli molto adatti a questo genere di narrativa. Tuttavia, non mi sono dispiaciuti nemmeno i personaggi umani e, lo stesso protagonista è ben scritto.

Nel complesso lo stile di scrittura è scorrevole, lineare, mai lento, ma ad avermi preso è stata prevalentemente la storia.

Nel complesso il mio giudizio è particolarmente positivo sia per orginalità, trama e intreccio e, mi sento vivamente di consigliare la lettura, che riesce ad essere piacevole ed avvincente.

 

CONSIDERAZIONI FINALI:

 

Tirando le somme, "Nyaton e la chiave del tempo", almeno relativamente a questo primo libro, è una storia interessante, che pur pescando Angeli e Demoni direttamente dalla Bibbia e costruendo un classico impianto narrativo basato sullo scontro tra bene e male, sa essere davvero originale. Riccardo Canzanella racconta una storia molto intensa, usando uno stile di scrittura pulito e scorrevole, con personaggi ben strutturati e scritti magistralmente.

Non sono un gran fan del genere fantasy, eppure ho trovato questo libro molto ben scritto e piacevole e non vedo l'ora di leggere la seconda parte.

 

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Anno: 2020
Edizione: Brè Edizioni

Autrice: Silvia Alonso

 

 

 

Recensioni: Alessia Priori, Marypollon

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Il mio giudizio: OTTIMO

Recensione: Alessia Priori

 

 

Una Milano difficile da vedere alla luce del giorno, misteriosa ed esoterica, nella quale si aggirano donne spregiudicate e indipendenti, capaci di volare. Questo è il panorama che Silvia Alonso ci offre nel suo libro “Il Diavolo Veste Sado”, un romanzo che sebbene possa sembrare senza dubbio erotico, alla lettura si rivela un giallo intrigante dalle tinte mistiche.

 

Una storia “underground”

Sulla carta, Maddalena Santacroce è tutto fuorché un anticonformista. Educata in un collegio di suore, doppia laurea e terza in arrivo, mente erudita e colma di cultura, eppure Maddalena non lavora sotto il sole, ma illuminata dalle luci rosse. Infatti la sua grande passione è volare e per farlo le è sufficiente un palo. Quando indossa la propria parrucca e le lenti colorate, ella diventa tutta un’altra donna, capace di ammaliare chiunque la guardi grazie ai suoi movimenti leggiadri ed eleganti. Tuttavia, la sua vita notturna, viene interrotta da una chiamata in commissariato: Mattia D’Angelo, ex acrobata del Circo di Monte-Carlo, è stato ritrovato morto per asfissia a seguito della pratica del bondage e la principale indiziata è proprio la migliore amica d’infanzia di Maddalena, Cristiana Carofiglio. D’altronde, proprio come Maddalena, anche Cristiana aveva imboccato il sentiero dell’erotismo, approdando però a tutta un’altra metà; ella era diventata una Mistress, celebratrice di numerosi rituali esoterici alla ricerca di un piacere divino. Però Maddalena non ha alcun dubbio sull’innocenza dell’amica e pur di salvarla, verrà sospettata di complicità e vedrà crollare le poche certezze sulla propria esistenza.

 

Tra erotismo ed esoterismo

L’autrice è stata capace di costruire un giallo scorrevole e coinvolgente, sviluppandolo attraverso numerosi dialoghi, alternati a scene descrittive. In tal modo la lettura non risulta mai pesante e tocca spesso un accesa nota di realtà. Ciò che più stupisce del romanzo è però l’abbattimento dei numerosi pregiudizi che girano attorno alle pratiche BDSM e alle donne che vi partecipano. Infatti l’accento non viene posto sul puro erotismo fisico, come spesso purtroppo si limitano a fare romanzi di tale genere; ad essere evidenziata è la sfumatura esoterica, quasi magica, di queste attività, che riportano l’individuo alla sua natura animale di essere umano. Di conseguenza le donne coinvolte non sono oggetti sessuali, come invece dimostra di percepirle il commissario Bellavista. Esse sono maghe erudite, sacerdotesse della natura stessa dell’uomo, indipendenti e capaci di di prendere le retini della propria vita e di quella degli altri.

 

 

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Il mio Giudizio: Ottimo

Recensione: Marypollon

 

 

 

Ho molto apprezzato questo romanzo della pluripremiata Silvia Alonso, pubblicato da Brè edizioni; si tratta della sua seconda opera L'Angelo veste Sado; un giallo che si tinge di noir, in cui si intrecciano molteplici tematiche e molteplici sguardi, che vede il proprio incipit e la propria chiusura in due città care all’autrice: Milano e Montecarlo.  

Alcuni temi generali dell’opera mi sono molto cari, quello del simbolismo, dell’ esoterismo , il noir con tutti gli elementi per gli appassionati di giallo e thriller  

Senza mezzi termini, la tematica dell’erotismo estremo, Il BDSM, quello duro, espresso dalle Mistress, crudo, fatto di dolore che muta in piacere, è sempre presente, ma a parer mio è solo uno degli stimoli, dei leit-motif che possono colpire il lettore – le Pratiche BSDM sono d’altra parte viste come il simbolo per eccellenza di THANATOS.

La notte di Milano, si sa, è mix di discoteche, cocktail bars e locali di intrattenimento… sicuramente sarà letale per il giovane Mattia d’Angelo, che rimarrà vittima del suo stesso gioco di piacere nel privé dell’Infernum, una delle discoteche più trasgressive della capitale della moda italiana. 

Uno dei temi che trovo chiave di quest’opera è quello della forte femminilità della protagonista, Maddalena Santacroce, (dal nome forte ed evocativo che ricorda quelli scelti da Pinketts) che di giorno è una professoressa precaria, laureata in filosofia, che stordisce il suo interlocutore con citazioni di Schopenhauermentrdi sera legge i Tarocchi ai navigli e di notte si trasforma in una fascinosa pole dancer.  

Non a caso è desiderio dell’autrice creare uno spin off delle opere di Pinketts fatto di protagoniste colte, consapevoli, che si occupano del loro corpo e che sono appassionate di esoterismo, tutto al femminile   

Femmine determinate che decidono di fare una vita libera, padrone del proprio corpo, dominatrici del loro destino 

Maddalena rappresenta la femminilità delle STREGHE, libere, consapevoli ed affascinanti (come lo è in realtà anche l’autrice); la pole dance richiama la danza degli sciamani, la ricerca di oblio di chi cerca una visuale superiore, simile alla ricerca dell’estasi delle sante cattoliche, per certi versi.  

La nostra protagonista si trova ad affrontare la sparizione della sua più cara amica, Cristiana, allieva di una Mistress,  che è ricercata come assassina di un ragazzo trovato esamine dopo una pratica BDSM.  

Questo giallo dalle sfumature erotiche si presenta in lunghi capitoli ben divisi e delineati dove vi è un’alternanza di punti di vista dove principalmente dialogano la protagonista ed il poliziotto incaricato del caso creando un ping pong narrativo che si riflette anche nell’espressione dei punti di vista. 

 

 

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